@MarcoPolo_Calvino:
le città del mondo

BOLOGNA
XI Festa Internazionale della Storia:
il Faro dell'Umanit
à
Teatro 1763 di Villa Aldrovandi Mazzacorati
 Via Toscana, 19 mappa
Giovedì 23 ottobre ore 20.30
Blog di Maristella Tagliaferro

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della Storia

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"Pietra" in 200 lingue
di Davide Ruggi

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Altri Links

 

 


Letture collettive precedenti

 

@MarcoPolo_Roncade:
solstizio con Calvino

FLE Roncade (Treviso)
21 giugno 2014

@MarcoPolo_Pinocchio
alla Biblioteca nazionale
centrale di Roma
28 marzo 2014

@MarcoPolo_Roma:
"Le città invisibili" di Calvino

alla Biblioteca nazionale
 6 febbraio 2014

Lettura collettiva itinerante
"Le città invisibili"
 Venezia, 10 novembre 2013

su Radio Ca' Foscari

 

 



Traduzioni delle righe
dal capitolo
IX
in lingue straniere

Brano per la lettura
multilingue/multidialetti


dall'epilogo del Capitolo IX

Alle volte mi basta uno scorcio che s'apre nel bel mezzo di un paesaggio incongruo, un affiorare di luci nella nebbia, il dialogo di due passanti che s'incontrano nel viavai, per pensare che partendo da lì metterò assieme pezzo a pezzo la città perfetta, fatta di frammenti mescolati col resto, d'istanti separati da intervalli, di segnali che uno manda e non sa chi li raccoglie.

Francese – Antonia Prandi

Parfois il me suffit un raccourci qui s'ouvre au beau milieu d'un paysage inadéquat, un affleurer des lumières dans le brouillard, le dialogue de deux passants qui se rencontrent dans le va-et-vient, pour penser que en partant de là j'assemblerai piece à piece la ville parfaite, faite de morceaux melangés au reste, d'istants séparés par intervalles, de signaux qu'on émet et on ne sait pas qui les ramasse.
 

Un altro tassello del mio rapporto col francese. Fino a quando iniziai a studiarla, a ventinove anni, io non capivo nulla della lingua francese, o meglio mi rifiutavo di capirne qualcosa perché era una lingua che subivo: da bambina e da ragazza ero spesso costretta per il lavoro dei miei genitori ad andare in Francia e a muovermi al loro seguito in silenzio, senza riuscire a comprendere nulla di quel che era detto o scritto. Uscii per la prima volta dal mio stato di impotenza a sedici anni, ascoltando le lezioni di una logopedista francese ad un bambino di quattro anni che veniva dal Togo. Non vi sto a piegare perché e percome questo bimbo sordo sia arrivato per qualche tempo a casa dei miei genitori, e abbia cominciato a udire per la prima volta in Italia grazie a un apparecchio acustico. Ricordo solo la dolcezza di questa logopedista che seduta per terra con lui in braccio gli faceva posare la manina sul suo collo mentre pronunciava, scandendole lentamente e perfettamente, le parole "faire dodo". Da allora ho capito che la lingua francese poteva essere una lingua d'affetti.

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 Russo – Davide Ruggi

Время от времени мне достаточно одного ракурса, открывающегося из беспорядочного пейзажа, мерцающих огни в тумане, разговора двух прохожих в толпе, чтобы представить себе, что с этого я начну строить, кусок за куском, идеальный город, состоящий из отдельных обломков, смешанных со всем остальном, из мгновений, разделённых перерывами, из сигналов, кем-то посылаемых в пространство неведомым адресатам.

L'incongruo è diventato, più pianamente, disordinato e l'intervallo è stato inteso come sospensione di un'attività. Non ne sono troppo soddisfatto; ma il mio tempo libero è, ahimè, limitato.

Cominciai a studiare il russo ancora all'università, nello scarso tempo libero che mi lasciavano lezioni, esami, biblioteca e laboratorio; da studente di fisica mi ero accorto che questa lingua avrebbe potuto essermi utile, più tardi mi affascinò la letteratura russa... la vita ha apportato i suoi correttivi ed ora, vivendo da quasi 27 anni a Mosca, il russo è diventato la mia seconda lingua, anzi nel quotidiano è la lingua di comunicazione corrente. Talvolta mi diletto anche a tradurre in italiano alcuni racconti dei miei autori russi preferiti (I.G.Erenburg, K.G.Paustovskij, ecc.). Calvino appartiene da sempre alla "mia famiglia spirituale", per dirla con José Saramago, e ho accolto quindi con entusiasmo la sfida di rendere in russo una sua pagina.

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Ungherese – Elena Magro

Nèha elèg nekem egy pillantàst vetni egy szèp tàj kozepère, elotuno fènyek a kodben, kèt jàròkelo pàrbeszède akik talàlkoznak jàràs menès kozben, gondolvàn, hogy onnan kiindulva ossze fogom tenni a tokèletes vàrost, mely maradèkokbòl lett keverve a tobbivel, pillanatok elvàlasztva szunetekkel, jelekkel melyeket egyvalaki elkuld ès nem tudja ki fogadja

 L’Ungherese è la mia madre lingua e mia mamma me lo parla da quando sono nata.
Il mio rapporto con l'ungherese è strano, nel senso che con mia madre non l'ho mai parlato, lei sì ma io rispondevo in italiano. Nel tempo ho scoperto che altri madre lingua si comportano così! 
Nonostante ciò la lingua mi è sempre piaciuta per la sua unicità e nelle rare occasioni in cui riuscivo a parlarla ne sono sempre stata contenta. Tanto da prendere una specializzazione all'università dove mi sono laureata in lingue straniere. Ora la pigrizia c'è ancora anche nei confronti di mia figlia, ma mi sono raccomandata con mia madre di parlarle solo in ungherese e infatti lo sta imparando dalla nonna, per adesso...