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le città del mondo

BOLOGNA
XI Festa Internazionale della Storia:
il Faro dell'Umanit
à
Teatro 1763 di Villa Aldrovandi Mazzacorati
Via Toscana, 19 mappa
Giovedì 23 ottobre ore 20.30
Blog di Maristella Tagliaferro

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Letture collettive precedenti

 

@MarcoPolo_Roncade:
solstizio con Calvino

FLE Roncade (Treviso)
21 giugno 2014

@MarcoPolo_Pinocchio
alla Biblioteca nazionale
centrale di Roma
28 marzo 2014

@MarcoPolo_Roma:
"Le città invisibili" di Calvino

alla Biblioteca nazionale
 6 febbraio 2014

Lettura collettiva itinerante
"Le città invisibili"
 Venezia, 10 novembre 2013

su Radio Ca' Foscari

 

 


Traduzioni delle righe
dal capitolo
IX
in lingue locali/Dialetti

Brano per la lettura
multilingue/multidialetti


dall'epilogo del Capitolo IX

Alle volte mi basta uno scorcio che s'apre nel bel mezzo di un paesaggio incongruo, un affiorare di luci nella nebbia, il dialogo di due passanti che s'incontrano nel viavai, per pensare che partendo da lì metterò assieme pezzo a pezzo la città perfetta, fatta di frammenti mescolati col resto, d'istanti separati da intervalli, di segnali che uno manda e non sa chi li raccoglie.

 

Materano – Lucia Lapacciana

Cert vet m'abbost d vdàj n'stuzz d vi'j ca mbrm mi jiacchij iund' a n 'a scjan d lisc iund'a llà nagghj, d crstion'r ca porln mendr ca camun'n, mmijnz a c'vai i a c'van....i iund a cur mumend pijnz a com s pot fej a matt ogni'stouzz o pest sij p ffej na' cittè perfatt fott cu tutt u stezz'r ms n'zemm, d spozij vacond i chijn i alla fn d signael ca' ijn man i ca nan szep c l'accaugghij.

Per me scrivere in dialetto non è solo un'esercitazione letterale"(direi piuttosto difficile!)il mio ricordarlo, parlarlo, immedesimarmi in una situazione o entrare in un discorso oltre a rendere l'idea col colore tipico e con termini onomatopeici, mi fa bene al cuore e alla mente! Un tuffo nel mio passato,,, perchè all'epoca era di uso corrente il linguaggio dialettale, al posto dell'italiano!Nel mio caso, poi, essendo il mio un dialetto, per niente simile all'italiano,...bisognava tradurre dal dialetto in lingua nazionale e, ovviamente, specialmente per noi bambini la qualcosa era piuttosto difficile e risultava, il più delle volte disastrosa...! Oggigiorno i giovani hanno trasformato il dialetto in una lingua a loro più comoda,, direi imbastardita. specie nella cadenza, dal vicino dialetto pugliese (dato che Matera geograficamente confina con la Puglia)! Anche per questo motivo cerco di impegnarmi a scrivere e parlare la mia lingua madre cercando di trasmetterla, più pura possibile, ai posteri! Grazie a voi per l'opportunità che mi date. 
 

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Veronese – Maristella Tagliaferro

Certe volte me basta vedar un scorcio che se verse nel bel meso de un paesagio insulso, un saltar fora de luci ne la nebia, el ciacolàr de do pasanti che i se incrocia nel viavai, par pensar che partendo da lì metarò insieme toco a toco la cità parfeta, fata de tochetini misià col resto, de istanti separadi da intervali, de segnali che uno el manda e no'l sa chi le tol su.

Il mio veronese è sicuramente molto italianizzato. Appartengo a una generazione per la quale parlare la lingua locale era tabù: dovevo capirla ma non mi era permesso parlarla, ogni trasgressione era severamente punita. Ho cominciato a parlarla da giovane adulta, rientrando a Verona dopo una full-immersion nell'inglese durata due anni, periodo durante il quale avevo dis-imparato l'italiano. Non so assolutamente scrivere il veronese, perciò declino ogni responsabilità per quanto riguarda l'ortografia.

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Catanese – Clelia Francalanza

Ci sunnu voti ca m'abbasta na taliata ca si para nto menzu di n panorama streusu, n'acchianata di luci ntra l'aria carrica d'umidu, u parraciari di dui ca s'ancontrunu nto menzu da strada, ppi pinsari ca partennu di ddocu putissi accucchiari pezzu a pezzu a città perfetta, fatta di pizzuddi nichi e ammiscati cu tuttu u restu, di mumenti spartuti streusi, di signali ca unu manna senza sapiri cu jè ca si nni fa 'ntisa cugghiennuli.

Non ho certezza sulla corretta scrittura.
Riesco solo a scrivere nel modo più fedele che ho potuto le parole-suono .
I termini sono quelli d’uso nell’hinterland catanese, il raggio di comuni che distano dal capoluogo non oltre i 10-15 km. Oltre questa distanza, i suoni e i termini differiscono ancora notevolmente. Catania confina con 5 province : Messina, Enna, Siracusa, Ragusa, Caltanissetta). La presenza imponente dell’Etna segna e separa ulteriori confini-differenze linguistiche.

La parola più complicata da rendere in un'altra lingua-parlata è "incongruo" . In catanese c'è un aggettivo che si usa come caratteristica umana personale: streusu. Ho usato quel termine e l'ho ripetuto anche a proposito di "Intervalli" che separano senza alcuna cadenza prevedibile gli istanti (le impressioni, le sensazioni, le intuizioni) con cui ognuno di noi colora i "Luoghi" dove gli tocca passare o vivere.
Essere "streusi" significa non uniformarsi, mantenersi imprevedibili almeno in parte..insomma l'essere streuso è l'umanità, quella che nessun macchinario è ancora in grado di riprodurre nella sua spontanea autenticità.

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Ferrarese - Susanna Tartari

Dil volt am basta nà suesa cla’s verza in tal bel mez dal paesagg, un fiurir ad lus in t’là nebia,  al ciacarar ad dù pasant che t’incontri in tal viavai, par pensar che a partir da lì a mitrò asiem tuchin par tuchin la zità parfeta, fata ad tuchin armisià col rest, ad mument separà da dl’interval, ad segnai che un al manda senza saver chi li cuiarà.

 

Su invito di Maristella, mi sono cimentata in questa traduzione, ma credetemi, con molta difficoltà e sapendo che avrei fatto molti errori.
Provengo da una famiglia di tradizione contadina, ma proprio grazie ai miei nonni ho imparato ad amare i libri fin da piccola. A loro però, va anche la responsabilità della mia completa, o quasi, ignoranza del mio dialetto. Da alcuni anni cerco di capirlo e parlarlo, ma scriverlo è molto difficile e quindi, nel testo da me tradotto, avrò riportato molti errori. Pensate che ho cercato aiuto dai miei genitori, ma anche loro sono in difficoltà per lo stesso motivo. “I miei nonni pensavano che il dialetto fosse riservato ad un ceto sociale povero e contadino e per questo, ora io non lo conosco. Solo perché loro volevano il meglio per noi nipoti”…  Li ho amati e ancora li ringrazio ogni giorno per ciò che mi hanno trasmesso e li perdono, come spero farete voi, se la mia scrittura dialettale è errata.

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Spezzino - Carla Rossi e Mariavittoria Ponzanelli

—nella forma parlata tra le famiglie di contadini della Righeta— di: Carla Rossi.
Testimonianza raccolta da: Mariavittoria Ponzanelli.


A e vote me basta en tòco de müro che se rèva en ter mezo d'en grüpo de cà,
na lüze che avansa en te la nebia, e ciarle di dói che pasan che i s'encontran en ta strade, per pensae che partendo da quer pünto a meteò en seme tòco per tòco a cità perfeta, fata de tochéti remescià co o resto, d'istanti separà da intervàli,
de segnàli che ün i mànda e i ne sà chï a pïa.


Tradurre in dialetto spezzino è un modo per stare vicino a mia madre e conoscere meglio la sua storia. Il dialetto è la sua lingua naturale: anche se durante il periodo fascista ne viene ostacolato l'uso, continua a vivere tra le pieghe della realtà ufficiale.
È la seconda volta che prendo parte alle letture organizzate da Maristella traducendo insieme a mia madre ? per telefono ? con la supervisione linguistica di mio padre, che subentra a lavoro concluso prestando l'orecchio ai suoni della nostra traduzione.
Il 28 marzo ero presente alla Lettura collettiva multilingue de "Le avventure di Pinocchio" di Collodi, che si è svolta alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, dove moltissime persone hanno letto -in più di 20 lingue- e tradotto brani del testo di Pinocchio in vari dialetti italiani.
E mi sono accorta che gran parte dei partecipanti per tradurre ha dovuto coinvolgere parenti, amici, vicini di casa. Queste letture sono diventate quindi un'occasione per sentirci più vicini alla nostre origini e alla nostra cultura. Perché la cultura ci fa sentire vivi ed è anche terapeutica.