Anche il TALIÀN
a @MarcoPolo_Pinocchio
di
Maristella Tagliaferro
È
con grande emozione che pubblichiamo la
traduzione in TALIÀN
di Darcy Loss Luzzato, arrivata grazie a
Ettore Beggiato.
Cos'è
il TALIÀN?
La prima lingua minoritaria ufficialmente
riconosciuta dal governo federale del Brasile
il 18 novembre 2014 - come spiega l'articolo
di Beggiato che pubblichiamo in coda.
A quanto ne
so, si tratta della prima lingua originata nella
nostra penisola che viene riconosciuta
ufficialmente come Patrimonio di un altro
Paese in epoca moderna, e non per
occupazione coloniale.
Perciò
abbiamo deciso di dedicarle una pagina a sé:
troppo difficile decidere se elencarla tra le
lingue straniere o le lingue locali/dialetti.
La mia emozione nasce dai suoi suoni:
è
Veneto, uno splendido Veneto!
Confrontando
le numerose traduzioni arrivate per @MarcoPolo_Pinocchio
a
Gedda, la lingua che somiglia di più
al mio veronese
è
proprio il Taliàn
di Luzzato.
È
la lingua portata dagli emigranti veneti
in tre Stati del sud (Rio
Grande do Sul, Paranà,
Santa Catarina)
a partire dal lontano 1875, quando
l'impoverimento della mia terra seguito all'annessione
all'Italia costrinse tanti a cercare altrove
di che sfamarsi. Una lingua che segna una
vera e propria
identità
culturale, tanto
che alcuni loro discendenti, durante la seconda
guerra mondiale, subirono persino la
carcerazione solo perché
sapevano parlare esclusivamente Taliàn.
Una storia di sacrifici e sofferenza,
ma anche di cultura,
creatività,
allegria e soprattutto di
vitalità
che tante/i ragazze/i del Veneto
stanno ripercorrendo in questo travagliato
inizio del 21* secolo, spesso trovando lavoro e
supporto proprio grazie alle Associazioni dei
Veneti nel Mondo.
L'esodo, purtroppo,
è
ricominciato,
come denunciava qualche settimana fa il
"Corriere del Veneto"
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2014/27-ottobre-2014/esodo-veneti-nuovi-migranti-230421229070.shtml
Taliàn
- Rio Grande do Sul - Brasile di Darcy
Loss Luzzatto
– Fame sparir na
coriosità, caro Lucìgnolo:
No gheto mai
sofresto de malatia dele récie?
– Mai, e ti?
– Mai! Però de sta matina in vanti go na récia
che me spàsema.
– Go el medésimo mal anca mi.
– Anca ti?... Quala zela la récia che te fa mal?
– Tute due. E ti?
– Tute due. Sarala la
stessa malatia?
– Go paura de si!
– Vuto
farme un piasser, Lucìgnolo?
– Volintiere! Lo
farò de gusto.
– Me àssito veder le to récie?
– Parché nò?
Ma prima vui veder le tue, caro
Pinòchio.
– Nò: El primo te devi esser ti.
– Nò, belo! Prima ti e dopo mi!
– Va ben, –
ga dito alora el buratin – femo un pato de boni
amissi.
– Dime come sarà sto pato.
– Se
levemo su le barete ntel medésimo tempo:
acètito?
– Aceto.
– Alora, atenti!
E
Pinòchio el ga scominsià a contar in alta vose:
– Un! Due! Trè! –
Col ga dito la parola trè,
i due tosi i ga ciapà le so barete e i le ga
butade par ària.
E alora sucede una sena, che
la pararia incredìbile, se no la fusse vera.
Sucede, alora, che Pinòchio e Lucìgnolo, quando
i ga visto che ambi due i sofriva dela medésima
malatia, invesse de restar stufi e cativi, co i
se ga incorti che i gaveva le récie cossì
grande, fora de misura, i ga scominsià a far dei
estri e gesti ridìcoli, e, par fin, i ga dato
una bela ridada.
Nota
Me ga tocà
cambiar serte parole, parché
no gavemo in taliàn
le stesse parole del italiano. Spero che la vaga
ben cossita. Un strucon, Luzzatto.

Asinelli di
Debora Serrentino
Il governo
brasiliano riconosce il
“TALIÀN”
(veneto-brasiliano)
di Ettore
Beggiato
Cittadino onorario di Serafina Correa (Rio Grande do Sul)
Martedì
18 novembre 2014 nella città
di Foz de Iguazu, il ministro federale della
cultura del Brasile Marta Suplicy, ha
riconosciuto ufficialmente il taliàn
(o veneto-brasiliano) come
“Patrimonio
Culturale Immateriale del Brasile”;
il taliàn
è
la prima lingua minoritaria brasiliana a
cui viene dato questo riconoscimento.
Lo comunica Paulo Massolini, presidente della
FIBRA (Federazione delle Associazioni
Italo-Brasiliane del Rio Grande do Sul), ma
soprattutto artefice del movimento per il
riconoscimento del
taliàn
che da oltre venti anni
è
promotore di svariate iniziative per la tutela,
la valorizzazione e il riconoscimento del taliàn.
Commosso, Paulo Massolini, chirurgo di lontane
origini vicentine, dedica questo
riconoscimento alla straordinaria figura di
Padre Rovilio Costa, vero e proprio
monumento della cultura taliana, instancabile
studioso, editore, animatore delle comunità
presenti nei tre stati meridionali del Brasile (Rio
Grande do Sul, Paranà,
Santa Catarina)
mancato cinque anni fa.
Padre
Rovilio Costa disse:
“Solo
il taliàn
è
in grado di tradurre la nostra esperienza di
immigrazione, il nostro amore per la
famiglia e il lavoro”.
Ma come si può
definire
“EL
TALIÀN”?
Gli studiosi definiscono el taliàn
(o veneto-brasiliano), l'ultima lingua
neo-latina conosciuta, singolare koinè
su base veneto-centrale nella quale si
innestano termini brasiliani; una
lingua "viva", usata quotidianamente sul
lavoro o all'università,
per scrivere canzoni e poesie, in
teatro, alla radio o alla TV.
Ecco come la descrive Darcy Loss Luzzatto
autore di un
vocabolario "Brasiliano-Taliàn"
di oltre ottocento pagine:
"I nostri vecii, co i ze rivadi, oriundi de i pi
difarenti posti del Nord d'Italia, i se ga
portadi adrio no solche la fameia e i pochi
trapei che i gaveva de suo, ma anca la soa
parlada, le soe abitudini, la soa fede, la so
maniera de essar.... Qua, metesti tuti insieme,
par farse capir un co l'altro, par forsa ghe ga
tocà
mescolar su i soi dialeti d'origine e, cossita,
pianpian ghe ze nassesto sta nova lengua, pi
veneta che altro, parchè
i veneti i zera la magioranza, el talian o
Veneto brasilian."
Nel vocabolario troviamo, per esempio, un
termine praticamente intraducibile in italiano,
ma che i veneti conosconono benissimo
“freschin”:
in brasiliano diventa
"odor
desagradavel" e per spiegarlo meglio l'amico
Darcy aggiunge un "Che bira zela questa? La sa
de freschin!" che non ha bisogno di ulteriori
spiegazioni...
La procedura per il
riconoscimento era partita dal Comune di
Serafina Correa, ove il consigliere Paulo
Massolini aveva fatto approvare, il 13
novembre 2009, una legge comunale nella quale il
"taliàn"
viene dichiarato lingua "co-oficial" del
comune; a Serafina Correa (Rio Grande do Sul)
fin dal 18 luglio 1988 il taliàn
è
lingua ufficiale nella fiera che si tiene
nell'ultima settimana di luglio.
È straordinario come i discendenti di quei
veneti che partirono nel lontanissimo
1875 (in seguito alle disastrose
condizioni nelle quali il Veneto si era
venuto a trovare dopo l'annessione all'Italia)
abbiano conservato un simile patrimonio di
lingua, cultura,
civiltà;
ed
è
ancora più
incredibile se pensiamo che, durante la seconda
guerra mondiale il "taliàn"
venne proibito dall'allora dittatore
Getullio Vargas.
Il Brasile entrò
in guerra a fianco degli alleati e proibì
sia l'uso del taliàn
che del tedesco; diversi emigranti finirono in
carcere e la loro non fu una sfida
politica ma l'impossibilità
di parlare un'altra lingua che non fosse
il "taliàn";
ma nonostante questo la lingua dei veneti del
Brasile ne
è
uscita più
forte e più
viva che mai.
Un altro pericolo per la lingua dei veneti "de là
de l'oceano"
è
costituito da quei docenti che partono
dall'Italia con l'obiettivo di portare la
lingua italiana "grammaticale" come viene da
loro chiamata.
Ecco quanto
denunciava sempre Padre Rovilio Costa, un
messaggio chiaro e senza fronzoli, diretto a chi
arriva dall'Italia e dal Veneto:
"Prima de tuto, che i
italiani, sia veneti o de altre region, i vegna
in Brasil rispetando la nostra cultura taliana,
la nostra lengua che la ze el taliàn,
no par imporre el so modo de veder e de far".
Fortunatamente le cose stanno cambiando anche
qui, e recentemente una giovane linguista,
Giorgia Miazzo ha dato alle stampe un
prezioso cofanetto composto da due volumi,
“Scoprendo il taliàn”
e
“Cantando
in taliàn”,
alla scoperta di una lingua e di una cultura che
unisce indissolubilmente il contesto veneto con
quello brasiliano.
Lascio la conclusione a Darcy Loss Luzzatto,
a una sua poesia che dovrebbe essere diffusa nel
nostro Veneto, dove scandalosamente c'è
gente che si vergogna di parlare la lingua
veneta, soprattutto nelle nostre scuole:
"Com'è
bela 'a nostra lengua, com'è
melodiosa. E poetica. Basta parlada con orgolio
e
alegria, mai con paura o co la boca streta e
vergognosa.
E si con onor, con tanto tanto amor e
simpatia".