RIGHE
OPZIONALI
Inferno - Canto XXVI, versi
112-142
"O frati", dissi "che per
cento milia perigli siete giunti a
l’occidente, a questa tanto picciola vigilia
114 d’i nostri sensi ch’è del
rimanente, non vogliate negar l’esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza
gente. 117
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come
bruti,
ma per seguir virtute e
canoscenza".
120
Li miei compagni fec’io sì
aguti, con questa orazion picciola, al
cammino, che a pena poscia li avrei
ritenuti; 123 e volta nostra poppa nel
mattino, de’ remi facemmo ali al folle
volo, sempre acquistando dal lato
mancino. 126 Tutte le stelle già de
l’altro polo vedea la notte e ’l nostro tanto
basso, che non surgea fuor del marin
suolo. 129 Cinque volte racceso e tante
casso lo lume era di sotto da la luna,
poi che ’ntrati eravam ne l’alto
passo, 132 quando n’apparve una
montagna, bruna per la distanza, e parvemi alta
tanto quanto veduta non avea alcuna.
135 Noi ci allegrammo, e tosto
tornò in pianto, ché de la nova terra un turbo
nacque, e percosse del legno il primo
canto. 138 Tre volte il fé girar con
tutte l’acque; a la quarta levar la poppa in
suso e la prora ire in giù, com’altrui
piacque, infin che ’l mar fu sovra
noi richiuso». 142
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